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Il bicchiere "portauovo"
Testo a cura della dott.ssa Elettra Occhini
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Dalla metà del II sec. a. C., accanto ad esemplari di ceramiche a vernice nera d'importazione compaiono modelli elaborati localmente. Alcune tipologie, come l'olletta ovoide del Pavese, il bicchiere "portauovo" del Comasco, il fiasco a trottola del Canton Ticino e della Lomellina e la "fiasca da pellegrino" del Bresciano, legandosi a determinati territori, sembrano essere caratteristici dei gruppi celtici che qui si stanziarono. Col I sec. a. C. tali differenziazioni tendono a scomparire, soppiantate da produzioni tipicamente romane.
I bicchieri detti "a portauovo", numerosissimi e caratteristici del Comasco, e del Canton Ticino, si sviluppano a partire dal GIIIA (VI-V sec. a. C.) fino al 200-75 a. C. e derivano da un tipo di bicchiere proveniente dalla precedente Cultura di Golasecca (dal paese di Golasecca, Sesto Calende). Le zone più meridionali in cui essi sono attestati sono ad oggi Biassono (Mi) e Gerenzano (Va), lungo la stessa direttrice.
Il loro strano nome deriva dalla forma, che ricorda i nostri moderni bicchieri portauovo; in realtà gli esemplari celtici antichi dovevano essere veri e propri bicchieri destinati alla tavola. La loro forma (con piede a risega, a doppio tronco di cono con risega, a calice globoso senza risega, ecc...), è stata oggetto di molte evoluzioni stilistiche, anche succedutesi nel corso di pochi decenni, dando l'opportunità agli archeologi di seguirne la continua evoluzione detta "evoluzione tipologica") e di collegarla a intervalli di anni molto precisi. Questa puntuale evoluzione tipologica dei bicchieri a portauovo permette, di conseguenza, una classificazione cronologica precisa dei resti archeologici materiali che sono stati trovati accanto a questi bicchieri, ovvero in "fase" con essi. Infatti, conoscendo la datazione precisa dei bicchieri, riusciamo a datare di conseguenza anche i reperti a loro associati (i bicchieri a portauovo sono tra i cosiddetti "marker cronologici" di questo periodo celtico, in quest'area della Lombardia).

I bicchieri raffigurati nelle immagini sono repliche sperimentali (a cura di Gesti Ritrovati) basate su bicchieri golasecchiani originali (V sec. a. C.), rinvenuti nella necropoli della Ca' Morta (Como). Le repliche sono state esposte alla mostra "Gli Albori di Milano - percorsi di archeologia sperimentale" - Castello Sforzesco - Sala Panoramica, 8-28 ottobre 2007.

I dieci esemplari presentati alla mostra (sette nella sala espositiva e tre all'interno dei laboratori didattici attigui), fanno parte di un'infornata di 30 manufatti, cotti in un unico episodio (il 3/10/'07), nel corso del XIX° evento di cottura all'interno della fornace celtica ricostruita a Faenza.

Documentazione fotografica: Alberto Rossi, Maurizio Parabita


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