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Costruire e utilizzare una lucerna di 2000 anni fa
Il progetto “Firmalampen 2004”
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Prima della scoperta dell'energia elettrica e della lampadina, la lucerna ha rappresentato, assieme alla torcia, il principale strumento di illuminazione dell'antichità.
I più antichi esemplari di lucerne hanno 40000 anni e sono stati rinvenuti nelle grotte francesi di La Motte e Lascaux: tali strumenti si presentano come piccoli contenitori aperti ricavati nella pietra. Durante il Neolitico si producono le prime lucerne d’argilla, più facile da lavorare della pietra, e tale strumento si diffonde enormemente nelle civiltà del mondo antico, assumendo molteplici forme e decorazioni di secolo in secolo.
Nel corso dei millenni vennero prodotte lucerne in pietra, vetro, metallo, ma le più diffuse furono quelle di terracotta. Oltre alla funzione domestica, le lucerne avevano anche un uso benaugurante, come dimostrano alcuni rinvenimenti che ne rivelano la funzione apotropaica di scacciare gli influssi maligni.
Verso la fine del VII sec. a. C., in Grecia, si afferma l’uso della lucerna realizzata al tornio, il primo modello di forma chiusa che riduce moltissimo il problema del fumo aumentando al contempo la luminosità. Nella prima metà del III sec. a.C. compaiono le prime lucerne prodotte impiegando una doppia matrice, una per il fondo ed una per il disco. Le due parti, prodotte separatamente, venivano poi saldate assieme prima della cottura in forno.
La lucerna romana
La lucerna romana è un oggetto di forma chiusa nel quale veniva bruciato olio di oliva o sego, producendo luce grazie alla combustione di uno stoppino, che si poteva estrarre dal beccuccio tramite pinzette di bronzo. Lo stoppino era costituito da vari materiali fibrosi intrecciati che avevano una struttura tale da assorbire il combustibile e condurlo per capillarità sino alla fiamma che lo bruciava.
I romani utilizzarono le lucerne in moltissimi contesti: nell’illuminazione di templi, teatri, di botteghe e abitazioni private, durante gli spettacoli pubblici, o per illuminare l’ultimo cammino del defunto nelle tenebre dell’Ade. Dall’età repubblicana la lucerna si diffonde in tutti i ceti della popolazione come indispensabile oggetto di vita quotidiana.
Era infatti impiegata per illuminare i diversi ambienti della domus romana.
Sappiamo dalle fonti antiche e dalle testimonianze figurate che numerose lucerne venivano accese nei triclini durante i banchetti: erano adoperate in queste occasioni soprattutto le lucerne polilicni (a più becchi), perché offrivano una migliore illuminazione.
Il poeta Marziale ci racconta che anche le camere da letto erano rischiarate da una lucerna: «Io sono una lucerna consapevole dei piaceri del tuo giaciglio: qualsiasi cosa tu voglia fare, io sarò silenziosa» (Epigrammi, XIV, 39).

Il progetto “Firmalampen 2004”
Ricostruire e utilizzare una lucerna di 2000 anni fa

In età augustea compaiono i primi bolli alla base della lucerna, documentati però su pochissimi pezzi; questo fatto indica una produzione di piccole officine isolate e autonome in cui era forte il peso della tradizione familiare e della abilità individuale. In seguito si imposero grandi ateliers, situati in Italia centrale, i cui bolli sono noti su numerosi pezzi.
In Italia settentrionale vennero prodotte in gran quantità le “Firmalampen”, lucerne caratterizzate dalla forma semplice, funzionale e dalla presenza quasi costante del bollo sulla base.
L’esperimento condotto da Gesti Ritrovati ha portato alla realizzazione di alcuni modelli del tipo “Firmalampen” (Dressel-Lamboglia 5c-6; I-III sec. d. C.) (fig.3), impiegando esclusivamente lo stesso procedimento artigianale adottato dai romani in età imperiale.
È stato infatti creato un modello in argilla identico agli originali, dal quale sono state ricavate le prime matrici; in seguito è stato prodotto un secondo modello in gesso meglio rifinito, e quindi nuove matrici (una decina) (fig.2).
Alcune di esse recano bolli d’imitazione degli opifici tradizionali (FORTIS, CERIALIS, ecc…), mentre un secondo gruppo è connotato da bolli originali del nuovo opificio Gesti Ritrovati (D-H, G.R.A.S., etc...).
L’utilizzazione sperimentale ha infine confermato una durata notevole prima della ricarica (in media 3 ore con 5/7 cc di olio) e la notevole efficienza dell’olio d’oliva come combustibile idoneo, in relazione alla luce molto chiara e alla scarsità di fumo prodotta.


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