Il colore e la pittura nella preistoria
L’uomo ha sempre cercato di dominare il colore e ne ha approfondito progressivamente la conoscenza e l’utilizzo; ma l’impatto suggestivo che le sostanze coloranti presenti in natura produssero per la prima volta agli occhi dei nostri antenati dovette essere sicuramente sconcertante.
32.000 anni fa l’uomo era già in grado non solo di miscelare sostanze coloranti in tavolozze variopinte, ma di produrre disegni artistici impregnati di un realismo e di una dinamicità che non avranno seguito fino all’avvento dell’arte greca classica.
Il pubblico imparerà a riconoscere i pigmenti naturali minerali e vegetali e ad usarli per disegnare secondo le tecniche pittoriche attestate durante l’ultima fase del Paleolitico Superiore (32.000 – 11.000 anni fa).
Si procederà alla preparazione del colore mescolando il pigmento con leganti (grasso animale) e diluenti (acqua) seguendo il metodo dell’epoca; divisi in gruppi, i partecipanti avranno il compito di prepararsi una tavolozza di colori utilizzando supporti in pietra, conchiglie e foglie e di sperimentare le varie tecniche di pittura servendosi allo scopo di ciuffi di pelo (pennelli), carboncini, tamponi naturali, cannucce per la pittura a spruzzo e le dita delle mani. Verrà loro insegnata anche la tecnica a incisione con bulino in selce, utilizzando modelli di strumenti preistorici.
I disegni e le pitture, sperimentate su ciottoli e su lastre in pietra, avranno come stretto modello le raffigurazioni parietali rinvenute nelle principali grotte del Paleolitico francese (Lascaux, Niaux, Chauvet) e italiano (Dalmeri, Paglicci, Romanelli).
Il laboratorio sarà preceduto da una breve introduzione sulla storia della più antica manifestazione artistica umana, corredata da proiezioni di immagini e da dimostrazioni pratiche.